Le avventure di Curiosin - Canto 2

(10) E cosi’ io, come buon maestro e ben esperto di come vanno le cose fuori di questa vasca, cominciai ad insegnare a voi di vivere con gioia in questo piccolo mondo di felicita’. Vi dissi che la vita e’ come la si prende: se moderate sono le passioni ed i sentimenti, e ragionate con comprendimento, soddisfatti vivrete in armonia tra le buone e cattive compagnie.

(11) Il mondo e’ un piccolo paese d’allegria e, dovunque, vi si trova la concordia a mano a mano con l’aperta mente dell’educata gente. Ed ora, mio piccolo Curiosin, vai, vai dai tuoi fratelli a giocar piacevolmente ment’io serenamente canto alla mia musa per il mangiare ed il dormire in pace e per l’amore che vi do’ con tutto il cuore. Aspetta Curiosin per un momento…

 

(12) Ricordati soltanto di non pregare Iddio, ma di ringraziarLo sinceramente in ogni tempo perche’ hai avuto tanta fortuna nell’esser nato nella tua famiglia, in questa comoda vasca piccolina; perche’ i tuoi fratelli ti hanno voluto tanto bene, ricordati di loro con cui hai giocato, riso e scherzato. Ricordati, infine, chi sei ovunque vai e porta un sorriso a tutti: dona loro un po’ del tuo cor contento, che sei veramente birichino, o mio piccolo Curiosin.

 

(13) Sprecate sono le parole di buon intenditore nell’orecchio dell’uditor senza esperienza che, giovane e curioso per natura, vuole girare il mondo intero in cerca del saper con l’avventura. Ed allora, quando l’umano con maldritta mano, cambio’ la vecchia acqua ai pesci con la nuova li’ sulla spiaggia vicino alla dimora, Curiosin, che deciso era stato per un bel po’ di tempo, scosse le azzurre pinne verso il mare grande.

 

(14) Piu’ forte del presente e’ la speranza che l’illusione aumenta fra la gente. E Curiosin, che guizzato aveva solo nella vasca, si ritrovo’ libero nell’immensita’ blu e pensoso di non grandi ricordi, ma felici. E come piccolin, che cieco per natura, trova nebbioso il primo sguardo dubbio cosi’ il pesciolino, tra tanta novita’, si senti’ soverchiare d’altrettanta belta’.

 

(15) Vide la natura materna per la prima volta, le conchiglie, le grotte azzurre, i frutti marini, gli altri e tanti pesci correre e giocare nella fredda e salata liberta’. Poi, l’eterno movimento delle onde accolse tra le sue braccia Curiosin contento che, sperduto nell’immensita’, non sapeva dove andare quando la notte lo trovo’ sonnolento e senza piu’ forza per andare oltre.

 

(16) Il piccolo avventuriero si distese per dormire sotto l’onda piu’ vicina mentre una stella da lontano gli sorrise con piacere. Ed allora, vagabondo e solo, chiuse gli occhi quella sera senza dire le preghiere. Dormi’ come un pascia’ nell’oscurita’ ma l’alba, senza scherzi, si fe’ avanti lesta lesta sulla culla del piccino che sognava, poverino, l’avvenire del mattino pellegrino.

 

(17) Il cielo vestito a festa in quel fulgido mattino diede a Curiosin l’allegria e la freschezza di godersi dopo il resto la nuova liberta’: nuoto’ con molto gusto nel mezzo del mare ma si fermo’ di scatto per ascoltare attentamente un gabbiano birichino, da su un’onda ben panciuta, canticchiar, tra i raggi, una dolce canzoncina, che nell’aria si spandeva come i fiori in primavera. Pero’ cercare la compagnia e’ un vizio istintivo.

 

(18) E cosi’ il pesciolin che viver solo non sapeva s’avvio’ pian pianino, con la luce del mattino, verso i suoi compagni di natura, i pesci blu. Il felice emigrato, che pensava ai pesci blu, si giro per novita’ verso il fondo tutto scuro e vide un grazioso pesce verde che stava quasi per nuotare nella bocca straripante d’un ingordo pesce lupo. Che paura! Non ci fu neanche il tempo di pensare allo spavento!