Le avventure di Curiosin - Canto 4

 

(28) Indietro aveva lasciato l’immensa natura selvaggia per trovarsi, quasi per grazia divina, in mezzo a quel paese ordinato da pesci blu organizzati. Tutto piaceva all’occhio del piccol Curiosin, che ancora era mezzo sperduto, essendo caduto senza tanto sospetto nel paese dei suoi antenati. Voleva disperatamente incontrare qualche parente che gli avrebbe dato un letto senza pagamento! Pero’ la notte lo trovo’ per strada tutto affamato!


(29) Curiosin aveva cercato di prendere qualche frutto per la strada che menava al Paese Blu, li’ davanti, su quella collina, tutta protetta da muri giganti. Ed i campi, sotto l’occhio, da vicino, erano protetti da fili trasparenti che vietavano l’ingresso a tutti i pesci forestieri, che, da stranieri, non erano i benvenuti in quel luogo tanto ricco e prosperoso. Il povero pesciolino che, poverino, di speranza era entrato, si trovo’ subito disperato!

 

(30) Le strade erano larghe e ben mantenute con banchi e luci, e tutto l’aspetto era proprio meticolosamente tenuto. Pero’ per la strada, di notte, non c’era nessuno, eccetto i pesci guardia con musi lunghi, orecchie larghe ed occhi lucenti. Curiosin, che si sentiva tutto solo, si avvicino’ a due di loro, che passeggiavano li’ sotto gli olmi, sul marciapiede. Disse loro: “Vengo da lontano a vedere il mio paese. Per favore, ditemi se conoscete i miei parenti: i Pesci Blu della famiglia dei Curiosoni.”

 

(31) I pesci-guardia lo guardarono tutto sbalorditi che questi aveva osato avvicinarli con domande come qualcuno che avesse bisogno d’aiuto! Dovete sapere, oh miei cari, che nel Paese tutto Blu l’indipendenza non e’ solo virtu’, ma necessita’. E specialmente per i piccoli pesci come Curiosin che si trovava solo, senza protezione e senz’affetto di pesci che sentissero per lui una certa fratellanza, senza crudelta’, o inimicizia o pregiudizio!

 

(32) Improvvisamente, senza riguardo o complimenti, le guardie presero Curiosin con tutta la loro forza e lo buttarono giu’, mettendogli un gancio acuto tra le pinne e la codina, per non dargli nessuna possibilita’ di nuotare piu’ in avanti e di curiosare in questa citta’ tutta quanta. Lo portarono subito in prigione, dietro a sbarre grosse in una cella oscura, in quella notte buia. Oh che disgrazia! Oh quanto tremore! Oh che paura!

 

(33) Curiosin si senti’ veramente giu di morale li’, tutto solo, in quella stretta prigione, costruita dai suoi antenati! Rimase sbalordito durante quella brutta nottata… e non poteva ne’ pensare, ne’ farsi coraggio perche’ lo spavento lo aveva reso quasi morto! In un angolo della prigione c’era un lettino di alghe larghe, e li’ si addormento’. Pero’ si girava a destra ed a sinistra, e viceversa; comincio’ a delirare per la fame e per la febbre.

 

(34) La prima luce del mattino lo trovo’ intirizzito, raffreddato ed ammalato, ma di nuovo sveglio e vivo. Curiosin senti’ una voce li’ vicino che lo chiamava: “Piccolino, piccolino, chi sei tu? Perche’ sei qui?” Era la voce di Pelle Blu, il pesce barbone della tribu’. Questi spesso veniva quaggiu’ perche’ parlava di cose proibite dalla severa legge dei pesci-comandanti di quella societa’ ultra sviluppata e modernizzata, in quella contea marina dove mancava solo la liberta’!

 

(35) “Dimmi Pelle Blu, perche’ mi hanno messo qui? Io sono un pesce blu, sono innocente e voglio vedere i miei parenti,” piagnucolando chiese Curiosin al suo vicino. Il prigioniero locale gli spiego’ che i suoi parenti, i Curiosoni, erano tutti una massa di fetenti, e che non c’era d’avere fiducia di nessuno in quel paese di scontenti. Ognuno si guarda gli interessi suoi. Non c’e’ amore fra di loro. Figurati se ce ne hanno per stranieri e per qualcuno, come te, che viene a mendicare ‘aiuto’.

 

(36) “Curiosin, svegliati piccino mio. Fatti coraggio” Disse Pelle Blu, “comincia a gridare che sei innocente! Che vuoi il tuo avvocato provveduto dallo Stato! Accusa le guardie che ti hanno maltrattato! Non ti prendere di sfiducia. Questo e’ un Paese dove l’arroganza vien ben trattata, dove l’umilta’ e’ una grande debolezza, dove essere sincere, buono e bravo non viene ben riguardato. Tu devi dimostrare che sei importante, ricco, forte e prepotente!”